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Candidata due volte al premio Nobel, l'ultima nel 2003, la scrittrice neozelandese Janet Frame è soprattutto nota per il film di Jane Campion "Un angelo alla mia tavola", tratto dalla biografia omonima. Nata in una famiglia indigente, riesce a diplomarsi come insegnante ma è successivamente bollata come non "normale" e non idonea all'insegnamento. Diagnosticata schizofrenica, viene internata per otto anni in manicomio dove è sottoposta a 200 elettro-shock e minacciata di lobotomia. A darle forza e libertà saranno la scrittura e i riconoscimenti che il mondo letterario inizia a tributarle, arrivando ad essere tradotta in tutto il mondo. Non così per le sue poesie, amatissime ma raramente tradotte. "Parleranno le tempeste" è la prima antologia a vedere la luce in lingua italiana e unisce i due libri che l'autrice ha pubblicato di cui uno - su imposizione dell'autrice - apparso dopo la sua morte. Poesia come testamento di vita, di ironia e dolore, di immaginazione, empatia e saggezza. Una voce unica.